Mercoledì 22 maggio 2024 FOCUS SUL MERCATO CALZATURIERO GLOBALE, EUROPEO E ITALIANO

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TRENDS MARKETS
FOCUS SUL MERCATO CALZATURIERO GLOBALE, EUROPEO E ITALIANO

Il mercato della calzatura globale rallenta soprattutto sul finire del 2023, a causa di inflazione, aumento dei costi di materie prime e trasporti, oltre all’incertezza geopolitica internazionale, ma le previsioni sul 2024 sono più rosee.


MONDO
I dati relativi al secondo semestre del 2023 mostrano – dopo una ripresa Post Covid – un progressivo calo del commercio internazionale di calzature. Le importazioni nei principali mercati sono, infatti, diminuite rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e questa tendenza sembra destinata a persistere nel prossimo futuro, poiché le proiezioni macroeconomiche indicano un rallentamento della crescita del PIL. Nonostante questa decelerazione, i prezzi dovrebbero aumentare anche come conseguenza delle pressioni inflazionistiche globali. Nei prossimi tre anni, inoltre, si prevede un'ulteriore espansione dell'importanza dei canali digitali nelle vendite di calzature.
In termini di tendenze del consumo globale di calzature, comunque, in media gli esperti prevedono un aumento del 9,2% nel 2024 rispetto al 2023. Se queste previsioni si riveleranno esatte, nel 2024 il consumo di calzature aumenterà del 13,2% in Africa, del 10,6% in Asia, del 6,4% in Sud America, del 5,3% in Nord America e dell'1,5% in Europa, rispetto al 2023.

Per quanto riguarda le previsioni relative al retail calzaturiero nel 2024, sicuramente si parte da un 2023 che ha visto i commercianti affrontare sfide importanti: l'inflazione elevata ha portato ad un aumento significativo dei costi dei materiali e dei trasporti, comprimendo i margini di guadagno di rivenditori e produttori. Questo dato, unito a un dollaro forte che ha reso più costose le importazioni, ha avuto un impatto sui consumatori che hanno avuto meno reddito discrezionale da spendere in beni non essenziali come le calzature. Tuttavia, dall’analisi di grandi player globali come Foot Locker, JD Sports, Shoe Carnival e Genesco, le previsioni nel 2024 sono positive. Va rilevato un mercato nordamericano saturo di calzature sportive, il che rende più difficile per i marchi distinguersi.

Un veloce sguardo alla produzione di paia di scarpe racconta come nel 2022 si siano toccati i 23,9 miliardi di paia prodotte, di cui l’87,4% ubicato in Asia. Nel complesso, la produzione è aumentata del 7,6% rispetto l'anno precedente. Tuttavia, l'Africa ha registrato una crescita a due cifre andando ad assestarsi sul 3,7%, mentre Europa e Oceania mostrano una crescita limitata, rispettivamente del 3,5% e del 2,7%.

EUROPA
Le calzature europee sono riconosciute in tutto il mondo come un simbolo distintivo di valori tradizionali combinati con prodotti di alta qualità.
I primi 5 esportatori europei nel 2022 sono stati Italia, Germania, Belgio, Francia e Paesi Bassi. La Germania guida le esportazioni europee in volume, l'Italia in valore. L'Italia è l'unico rappresentante che figura anche tra i primi produttori mondiali.
Nello stesso anno, le esportazioni di calzature a livello internazionale hanno registrato un notevole aumento del 9%. Sebbene la maggior parte di queste esportazioni provenga dai Paesi asiatici, la quota di esportazioni dai Paesi dell'UE è aumentata dall'11,4% al 13,2%. Nel complesso, a livello aggregato, l'andamento geografico delle esportazioni di calzature è rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi anni.
Italia (12°), Spagna (19°) e Portogallo (20°) rappresentano insieme il 10,6% dei primi 20 produttori mondiali (per quantità) nel 2022, con rispettivamente il 7,6%, l'1,8% e l'1,2% di quote.
Le esportazioni dell'UE verso Paesi terzi sono aumentate del 51% in quantità e del 147% in valore dal 2009 al 2019, con un leggero calo nel 2020 e 2021.
Nel 2022, il settore calzaturiero europeo (UE28) era rappresentato da 16.600 aziende (erano 20.752 nel 2014) e 226.655 dipendenti diretti (293.557 nel 2014).

Per quanto riguarda i flussi continentali, il commercio intraeuropeo rappresenta quasi un terzo di tutte le esportazioni globali di calzature.

Parlando di consumi, l’Europa si attesta ancora come una piazza molto importante, tallonata dall’Africa che registra una grande crescita tanto da detenere oggi il 9% dei consumi internazionali. Così la classifica dei Paesi che acquistano più scarpe: Asia (53,2%) seguita dagli USA (15,9%) e quindi dall’Europa (14,9%).

ITALIA
Dando uno sguardo più ravvicinato al settore calzaturiero in Italia, emerge come una volta esaurito il rimbalzo post Covid, i ritmi di vendita hanno subìto un netto rallentamento che, innescatosi già nella primavera 2023, si è reso ancor più evidente nella parte finale dell’anno, anche a causa dei forti aumenti nei costi che hanno inciso sulla marginalità delle imprese e dell’incertezza del contesto geopolitico internazionale, con la guerra tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente. Il comparto calzaturiero italiano segna, infatti, una crescita contenuta nei primi nove mesi del 2023, registrando +3% del fatturato e +3,2% dell’export in valore rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, ma con un corrispondente calo del -8,7% nelle paia vendute all’estero e -3,1% sul mercato interno italiano. Pesa la battuta d’arresto del terzo trimestre, che si è chiuso con un -7,2% nelle vendite estere in valore (-12,3% in quantità) e con un -1,5% nella spesa delle famiglie italiane. Tra i principali mercati esteri, meglio nel complesso l’andamento di quelli comunitari che, pur cedendo il -6,1% in volume su gennaio-settembre 2022, sono cresciuti dell’8,5% in valore, mentre le destinazioni extra-UE mostrano un arretramento ancor più pesante in quantità (-13,4%), accompagnato da un segno negativo anche in valore (-1,2%).

Sul fronte consumi italiani, se il 2023 ha visto crescere i flussi turistici, con positive ricadute sullo shopping di stranieri in visita nel Belpaese, gli acquisti di calzature delle famiglie italiane hanno evidenziato un andamento poco brillante, chiudendo i primi 9 mesi con segni negativi (sia nelle paia, -3,1%, che in spesa, -1,3%) sullo stesso periodo 2022 e, soprattutto, al di sotto del 5% circa a confronto coi livelli pre-pandemici del 2019, già largamente insoddisfacenti dopo anni di continue erosioni.